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Le ricette per un buon centrifugato o estratto: gli errori da evitare

I centrifugati di frutta e verdura sono una manna per il nostro organismo. Si ottengono grazie alla centrifuga, in grado di separare la polpa dalla buccia. Grazie a questo processo il succo estratto conserva tutte le proprietà benefiche della frutta e della verdura: vitamine, sali minerali, enzimi e sostanze antiossidanti.

L’estrattore di succo, invece, è un elettrodomestico che estrae il succo dalla frutta e dalla verdura in modo delicato ed a basse temperature. Ed è proprio la lentezza con la quale lavora questa macchina che permette di mantenere invariati i nutrienti presenti all’interno di questi importanti alimenti, consentendo all’organismo di preservarsi sano e perfettamente funzionante.

Qualsiasi sia l’obiettivo, bisogna ricordare che i centrifugati dovrebbero essere bevuti a stomaco vuoto e non appena preparati, ma se ciò non fosse possibile, vanno messi in un recipiente di vetro, ben chiuso, in frigorifero o in una borsa termica.

Ecco 18 idee:

  1. Antiossidante: kiwi, ribes, fragole.
  2. Depurativo e diuretico: susine, anguria, cetriolo, mela Fuji o Pink Lady.
  3. Ammazza fame: pompelmo, frutto della passione, mela verde, cannella.
  4. Abbronzante: pomodoro, peperone, carota, mango.
  5. Anti cellulite: mirtilli, ananas, cetriolo, papaya.
  6. Elimina tossine: mela e ananas. Se si aggiunge poca banana e zenzero diventa più digeribile.
  7. Disintossicante: rape rosse (tante da ottenerne 200 ml di liquido), un cestino di fragole. Berlo al mattino.
  8. Intestino pigro: 3-4 carote, 1 pera.
  9. Digestivo: finocchio e mela o pera. Bere prima dei pasti a piccoli sorsi.
  10. Acidità di stomaco: patata, broccolo romano e/o cavolo bianco, mela, limone, carota.
  11. Energico: arancia, metà pompelmo e metà limone. Se non ti piace il pompelmo: mela, gambo di sedano, kiwi e pere. A colazione.
  12. Diuretico: carota con qualche gambo di prezzemolo.
  13. Dissetante: a merenda (oppure a metà mattinata) 1 melone cantalupo a polpa arancione, 3 fette di anguria, 3 carote.
  14. Antiossidante: 4 arance, 3 kiwi, 2 carote, 1 limone, 1 mela.
  15. Antiradicali liberi: 10 albicocche, 1 limone, 2 noci pesche, 1/2 bicchiere scarso di acqua minerale frizzante.
  16. Colesterolo: 3 pere, una mela, un’ arancia, un pizzico di cannella.
  17. Per dormire: 4 gambi di sedano – 4 mele – ½ lattuga – 4 manciate di valeriana.
  18. Per i bambini: 1 mango – 6 carote – 3 mele

Ricette classificate per vitamine:

Vitamina A (BETACAROTENE)

Essenziale per la salute della pelle e degli occhi. Un potente antiossidante con effetto rinforzante sul sistema immunitario. Aiuta a prevenire problemi cardiaci.

Frutta e verdura: Carote, spinaci, prezzemolo, cerfoglio, zucche, zucchine, cavoli, pomodori, fagioli, asparagi, indivia, lattuga, meloni, rape, albicocche, pesche nettarine, mango, prugne, cachi, ananas.

Vitamina B1 (TIAMINA)

Lavora in sinergia con le altre vitamine del gruppo B per ricavare energia dagli alimenti. Aiuta a mantenere sano il sistema nervoso e favorisce la concentrazione mentale.

Frutta e verdura: Piselli, mais, carote, porri, asparagi, prezzemolo, aglio, patate, cavoli, crescioni, acetose, spinaci, carciofi, rape.

Vitamina B2 (RIBOFLAVINA)

Necessaria per la crescita e per mantenere una buona salute generale. Aiuta l’organismo a scomporre carboidrati, proteine e grassi per produrre energia.

Frutta e verdura: Piselli, prezzemolo, spinaci, asparagi, crescioni, cavoli, lattuga, indivia, fagiolini.

Vitamina B6 (PIRIDOSSINA)

Aiuta il sistema immunitario, favorisce la riparazione dei tessuti e l’assorbimento del ferro. È un potente antiossidante che aiuta a combattere la cattiva circolazione e l’insorgenza di tumori.

Frutta e verdura: Cavoli, patate, carote, fagiolini, piselli, pomodori, lattuga, banane, avocado

Vitamina C

Efficace antiossidante con effetti benefici sul sistema immunitario. Protegge il cuore e i vasi sanguigni. Aiuta a contrastare l’invecchiamento della pelle.

Frutta e verdura: Piselli, carote, asparagi, finocchi, prezzemolo, cavoli, crescioni, acetose, cipolle, rafano, valeriana, spinaci, rape, peperoni, ravanelli, lattuga, guaiave, ribes nero, kiwi, papaya, fragole, arance, limoni, mango, clementine, uva spina, litchi, pompelmi, ananas, mele

Vitamina E

La vitamina E favorisce la normale coagulazione del sangue e la guarigione delle ferite. Mantiene le ossa forti e sane e previene l’osteoporosi.

Frutta e verdura: Piselli, prezzemolo, spinaci, asparagi, cavoli, lattuga, fagiolini, sedano, carote, pomodori, cipolle, porri, barbabietole, kiwi, mirtilli, avocado, ribes nero, limoni, more, albicocche, mele.

Vitamina K

Essenziale nei primi mesi di gravidanza per ridurre il rischio di malformazioni congenite, favorire la crescita del feto e un sano sviluppo del sistema nervoso centrale. Aiuta a prevenire l’anemia.

Frutta e verdura: Cavoli, crescioni, spinaci, lattuga, rucola, bietole.

Ricette classificate per sali minerali

Potassio

Contribuisce al normale funzionamento del sistema nervoso, dei muscoli e del cuore. È un valido alleato in caso di disturbi cardiaci, circolatori e renali.

Frutta e verdura: Prezzemolo, finocchi, spinaci, zucchine, zucche, carciofi, aglio, cavoli, acetose, indivia, crescioni, carote, piselli, sedano, barbabietole, avocado, funghi, albicocche, banane, ribes nero, uva, fragole, mele.

Calcio

Oltre a favorire lo sviluppo e il mantenimento delle ossa, il calcio favorisce la coagulazione del sangue, la trasmissione dei messaggi del sistema nervoso e la contrazione muscolare

Frutta e verdura: Carote, finocchi, bietole, prezzemolo, cavoli, crescione, cipolle, spinaci, rape, ravanelli, indivia, porri, fagiolini, arance

Magnesio

Lavora in sinergia con il calcio e mantiene la salute dei denti e delle ossa. Protegge dall’osteoporosi, dalle crisi epilettiche e dall’ipertensione.

Frutta e verdura: Prezzemolo, spinaci, cipolle, melanzane, banane, prugne secche.

Rame

Il rame è noto per la sue proprietà antinfiammatorie e svolge un ruolo importante nella produzione di energia nelle cellule

Frutta e verdura: Crescioni, acetose, porri, piselli, prezzemolo, spinaci, fagiolini, carciofi, cavoli, carote, barbabietole.

Ferro

Stimola la produzione di globuli rossi, che portano ossigeno a tutto l’organismo. Il ferro è importante per conservare l’energia e favorire la funzionalità epatica.

Frutta e verdura: Cavoli, crescioni, spinaci, lattuga, prezzemolo, cetrioli, piselli, cipolle, porri, cetrioli, finocchi, barbabietole, zucche, zucchine, sedano, valeriana.

Ricette classificate per colore

  • Verde: per ossa, denti, occhi e contro l’invecchiamento cellulare: 1 gambo di sedano, 3 mele verdi, 2 pere, 1 kiwi.
  • Rosso: ricco di sali minerali, con effetti positivi sul tratto urinario, la memoria, rischio di tumori e malattie cardiovascolari: 4 barbabietole, 4 arance, 2 cetrioli, 1 mazzetto di prezzemolo.
  • Giallo/arancio: per rafforzare il sistema immunitario, per la pelle e gli occhi – vitamina c e antiossidanti: 4 arance, 1 mela, 3 kiwi, 2 carote, 1 limone.
  • Tricolore: 200 gr di spinaci, 4 kiwi, 1 barbabietola, 1 mela, poca acqua, sale e pepe q.b.
  • Bianca: Buona fonte di potassio e calcio. Ottima per la rigenerazione del tessuto osseo: Mele, pesche, bacche di vaniglie, banana, zenzero.
  • Viola: Ricca di polifenoli, aiuto contro la formazione di radicali liberi. Aiuta a rinforzare i capillari dei muscoli e a prevenire le malattie del sistema cardiocircolatorio: Mirtilli, ribes, more, mele pink lady, fragole.

Errori da evitare per centrifugati ed estratti

1) Trascurare la differenza tra centrifuga, estrattore e frullatore

C’è differenza tra centrifugati e frullati. L’altissima velocità delle lame di una centrifuga, sviluppa calore che ossida molte delle vitamine: un punto a sfavore.

L’estrattore, che può arrivare a costare centinaia di euro, agisce più lentamente rispetto a una centrifuga (tra i 40 e i 90 giri al minuto rispetto ai 12-14mila), senza produrre calore, quindi senza ossidare le vitamine e preservando più fibra.

Il risultato del caro vecchio frullatore, che tritura senza disperdere niente degli alimenti, fibra compresa, è un frullato dalla consistenza più compatta rispetto al succo, a più elevato potere saziante, ma con tempi più lunghi di digestione.

2) Centrifugare tutto

Avete finalmente l’attesa centrifuga. Ora, non fatevi prendere dalla fregola di metterci dentro l’intero mondo vegetale all’ammasso.

La centrifuga è predisposta come estrattore di succo, di conseguenza gli alimenti con bassa percentuale d’acqua come banana, avocado e fichi, generano succhi praticamente nulli.

Anche gli ortaggi a foglia, come l’insalata, andrebbero evitati, perché potrebbero fare inceppare i meccanismi. Per non parlare di torsoli, bucce di agrumi, di ananas, melone e via dicendo. Via libera invece a bucce di mele, pere, prugne, albicocche e pesche, e, in generale, tutte le bucce  morbide e sottili.

3) Eccedere con la frutta

Ora penserete che noialtri qui si voglia spegnervi l’entusiasmo per la nuova centrifuga che fa bella mostra di sé sul piano della cucina. Non è così.

Però, i centrifugati di frutta e verdura sono salutari a patto di non eccedere con la frutta. La frutta contiene fruttosio, uno zucchero che, se consumato in forma liquida e quindi privato della fibra del frutto intero, come nei frutti centrifugati, può affaticare il fegato che, non riuscendo a metabolizzarlo, lo trasforma in grassi.

Per questo un centrifugato che offra il massimo del nutrimento senza apportare fruttosio in eccesso dovrebbe comprendere il 30% di frutta e un 70% di verdura. Come dite, i succhi “verdi” non sono buoni? Eh, non potremmo essere più d’accordo.

Tuttavia, per abituarvi gradualmente al gusto dei centrifugati più salutari, potete usare ortaggi con una buona base zuccherina, come carote, barbabietole e cetrioli. Contribuiscono a migliorarne il gusto anche finocchi, sedano e zenzero, ma soprattutto limone.

Il limone è importante nei succhi verdi perché ne “corregge” il sapore non proprio entusiasmante senza eccedere con la presenza degli zuccheri della frutta.

4) Limitare frutta e verdura

Sì, però, non eccedete con l’eccesso. E no, adesso non stiamo parlando di salute.

Se non c’è un volume adeguato di frutta e verdura, se siete cioè troppo parsimoniosi, non si crea la pressione necessaria perché la centrifuga, uno strumento dotato di lame che ruotano ad altissima velocità (12-14000 giri al minuto), lavori bene.

Ricordate anche di non azionarla mai a vuoto: il motorino potrebbe surriscaldarsi e creare danni ai meccanismi interni.

5) Non aggiungere un olio

Aggiungere grassi “buoni”, come un cucchiaino di olio di semi di lino o di canapa, dà una marcia in più alle bevande. Non soltanto per le proprietà benefiche (l’olio favorisce l’assorbimento delle vitamine liposolubili che non potremmo assimilare se non, appunto, attraverso l’azione dei grassi).

Anche la consistenza del succo cambia, diventando vellutata e molto più gradevole al palato rispetto a quella un po’ filamentosa dei frullati.

Coltivazione intensiva, la nuova “fabbrica di virus” super resistenti

Mentre l’umanità fatica a trovare una cura contro un virus che ha portato al collasso della sua economia, in una fattoria del pianeta, di proprietà di un conglomerato agroindustriale che ospita centinaia o migliaia di uccelli, bovini o maiali, viene prodotto il prossimo virus, uguale o più letale di quello attualmente in lotta. È questo il messaggio di Silvia Ribeiro, che dirige per l’America Latina del gruppo d’azione sull’erosione, la tecnologia e la concentrazione (ETC).

In un’intervista, l’attivista uruguagia denuncia che l’insieme delle normative che il Messico si è dato per la creazione di grandi aziende nel settore agroalimentare lo rendono, insieme ad Argentina, Brasile, Stati Uniti e Cina, uno dei potenziali luoghi di diffusione del virus che provocherà la prossima pandemia.

In queste grandi aziende di allevamento ci sono enormi concentrazioni di animali ingrassati ad antibiotici. Sono un ottimo terreno di coltura per virus e batteri altamente resistenti, un luogo di riproduzione e/o di evoluzione.

Le “bad practices” dell’allevamento intensivo

Un produttore di carne internazionale, ad esempio, ha migliaia di bovini in condizioni di sovraffollamento, ai quali vengono iniettati più antibiotici per renderli non solo resistenti alle malattie, ma anche per accelerarne la crescita. La grande concentrazione favorisce la crescita di virus e batteri che accumulandosi diventano sempre più resistenti.

I virus non vengono immediatamente trasmessi all’uomo, ma se si incrociano con altri animali, come maiali o alcuni animali selvatici (ad esempio pipistrelli), può evolversi diventando zoonotico, realizzando un salto di specie. Il 75% delle nuove malattie è zoonotico e la maggior parte proviene dall’allevamento indiscriminato di animali da macello.

Un esempio del rischio a cui l’umanità è attualmente esposta, ha affermato Ribeiro, è la peste suina africana, una pandemia che ha ucciso milioni di maiali solo in Cina e che, sebbene non sia trasmessa alle persone, può creare stragi di animali.

Il rischio che corriamo è qualcosa che le grandi multinazionali agroalimentari non vogliono affrontare.

I grandi gruppi alimentari padroni del mondo

Secondo l’  Atlante dell’agroindustria 2019 , preparato dalla fondazione tedesca Heinrich Böll, le 50 più grandi multinazionali alimentari rappresentano il 50% delle vendite mondiali e sono proprio queste che crescono di più.

Le prime 10 sono:

  • Nestlé
  • JBS
  • Tyson Foods
  • Mars
  • Kraft Heinz
  • Mondelez
  • Danone
  • Unilever
  • General Mills
  • Smithfield

Molte di loro operano in Messico, con allevamenti di polli, suini o bovini. A queste si aggiungono le transnazionali messicane, come Gruma, Bimbo e Bachoco.

Il direttore dell’America Latina del gruppo ETC ha sottolineato che il problema non riguarda solo le società transnazionali che allevano animali, ma anche quelle che producono cibo in un’economia circolare. Una società transnazionale ha divisioni per l’alimentazione animale, le vendite di carne e persino i prodotti farmaceutici.

Un chiaro esempio è l’American Cargill (con attività in Messico), l’azienda numero uno al mondo nella distribuzione di cereali, semi oleosi e cereali è anche la terza al mondo nella produzione di carne.

Il Messico non ha imparato la lezione

Nel 2009 il Messico è diventato l’epicentro della pandemia di influenza A / H1N1, dopo che il virus è scoppiato in allevamenti di suini a Veracruz nelle Carroll Farms, di proprietà della multinazionale americana Smithfield (ora di proprietà della cinese Shuanghui). Nonostante tutto a distanza di 10 anni, la lezione non è stata appresa.

L’ingresso indiscriminato delle aziende agroalimentari internazionali è avvenuto dopo la firma dell’accordo di libero scambio perché in Messico le regole non sono così stringenti. Il primo avvertimento è stato l’influenza del 2019 e nulla è stato fatto per correggere il sistema. Anzi in questo momento, con l’aggiornamento di tale accordo, le regole sono ancora più flessibili.

La speranza: un futuro di piccoli produttori

Per l’attivista Silvia Ribeiro, l’unica soluzione, a livello internazionale, è un cambio radicale di obiettivo basato sullo smantellamento del sistema delle grandi società e sul sostegno ai piccoli produttori, che attualmente alimentano il 70 percento della popolazione.

È un problema che dovrebbe essere portato davanti alle Nazioni Unite, ma queste aziende sono così grandi da avere un’enorme influenza sui governi. Proprio in fase pandemica stanno esortando le Nazioni Unite a sostenerle, perché sarà necessario più cibo che in passato.

E’ un’assurdità, perché proprio le multinazionali agroalimentari sono legate alla maggior parte dei decessi non infettivi, a causa dei loro prodotti, spesso geneticamente modificati e ricchi di calorie, che causano cancro, diabete, ipertensione e altre malattie.

È significativo quanto siano collegate alla maggior parte delle morti non infettive e ora, con le loro “fabbriche di virus”, si aggiungono anche le morti infettive.

Per Ribeiro, Covid-19 ha rivelato lo smantellamento dei sistemi sanitari e la loro privatizzazione, che va urgentemente corretta. Ma l’umanità deve anche essere consapevole del pericolo rappresentato dall’industrializzazione senza freni. Il rischio che corriamo è molto alto e questo sistema, che avvantaggia solo le grandi società, deve essere fermato.

Grano al glifosato…

Da tempo si parla della questione della bassa qualità del grano proveniente dal Canada e soprattutto del trattamento al glifosato che oltre ad avere un grado elevato di tossicità per gli operatori rimane nel grano che viene utilizzato per la produzione di pasta. Il glifosato è un forte immunodepressivo ed in situazioni pandemiche come quella che stiamo vivendo è estremamente importante che il nostro sistema immunitario sia al massimo dell’efficienza. Per cui dobbiamo indicare precisamente il nostro orientamento nel consumo e pretendere almeno prodotti italiani senza trattamenti chimici se non vogliamo o possiamo andare verso prodotti biologici-biodinamici.

Ma le navi continuano ad arrivare al porto di Bari e scaricano migliaia di tonnellate di grani duri canadesi ed esteri di basso costo da utilizzare nelle industrie alimentari italiane approfittando del momento particolarmente difficile dal lato economico. Il senatore Saverio De Bonis del gruppo misto ha depositato un’interrogazione rivolta ai Ministri Bellanova e Speranza, sottoscritta anche dai senatori Martelli, Ciampolillo, De Falco, Buccarella, Nugnes, Bonetti, Saccone, Leonardo e Papatheu, in cui ricorda di avere già presentato quattro atti di sindacato ispettivo riguardanti l’importazione di grani esteri e di non aver mai ricevuto risposta.

Testualmente afferma: “Nella comunità scientifica – ha proseguito – sono sempre più fondati i sospetti che il glifosato sia tra le cause probabili del morbo di Parkinson, inoltre  glifosato e Don sono potenti immunodepressivi che espongono più facilmente al rischio del Covid-19. Nel silenzio colpevole delle due grandi autorità pubbliche al di qua e al di là dell’Oceano (EPA ed EFSA sembrano del tutto cieche di fronte alle pesanti ombre sul pesticida più usato nella storia dell’umanità) gli indizi assumono la forma di prove”.

Per questa ragione ha chiesto ai Ministri della Salute e dell’Agricoltura:

“se non ritengano che i grani esteri, provenienti da aree dove il clima impone l’impiego di glifosato, debbano essere assoggettati al principio di precauzione comunitario previsto dal regolamento (UE) n. 2016/1313, recepito dal decreto del Ministero della salute del 9 agosto 2016, ma mai applicato con apposte circolari dai dirigenti degli uffici periferici USMAF;

se non ritengano indispensabile far disporre immediati ed adeguati controlli in ossequio alla citata normativa comunitaria e nazionale, che vieta l’utilizzo di glifosato, prelevando i campioni da ogni stiva, affidandole a laboratori accreditati e rendendo noti gli esiti delle analisi e del monitoraggio;

se e quali iniziative intendano assumere al fine di scoraggiare l’acquisto e l’utilizzo di grani esteri che vengono miscelati con il grano duro nazionale, di ottima qualità, falsando le quotazioni del mercato italiano, come ha dimostrato la sentenza del TAR Puglia n. 1200/2019 del 16 settembre 2019 e costringendo gli agricoltori italiani ad abbandonare la coltivazione e produzione di grano”.

Il senatore conclude dicendo che: “I cittadini meritano rispetto e tale rispetto parte anche dal divieto di fare arrivare sulle tavole degli italiani cibo contaminato e nocivo alla loro salute”.

Interrogazione Sen. Saverio De Bonis

In tempo di pandemia…

Sono tempi nei quali è necessario fermarsi a riflettere. Le cose non vengono mai per caso e la situazione che stiamo vivendo è il chiaro segnale della necessità di cambiare rotta. In tempi non sospetti, da 2 anni a questa parte, abbiamo scelto di informare e proporre stili di vita diversi che ci permettano di recuperare la nostra salute.

Ora siamo di fronte ad un’emergenza, coinvolge tutto il nostro paese al punto da averlo fermato, ma ciò non significa che dobbiamo vivere nel panico o fare sciocchezze suggerite nei social. Dobbiamo usare il buon senso e non pensare solo a noi stessi. Ci sono delle regole e dobbiamo rispettarle senza credere di essere quelli che hanno la soluzione migliore. Le casistiche sono tante e bisogna semplificare, di conseguenza dobbiamo accettare il fatto che le nostre abitudini vadano modificate o abbandonate. In caso contrario dovremmo subirne le conseguenze che non saranno leggere.

Ma ricordiamoci che questa è una grande opportunità per cambiare tutti insieme il nostro modo di vedere e l’occasione giusta per fare attivamente qualcosa per il luogo nel quale viviamo. Rincorrere la riduzione dei costi, producendo in posti diversi con qualità discutibili, sotto la bandiera della globalizzazione non ha prodotto dei risultati confortanti e li abbiamo tutti sotto i nostri occhi.

Donatella Pitasi, medico chirurgo specialista in scienza dell’alimentazione ed esperta in medicina omeopatica ed antroposofica, in questo contesto di difficoltà, ha voluto lanciarci un messaggio che condividiamo pienamente, privo di polemiche e pieno di speranza e per questa ragione lo pubblichiamo molto volentieri.

Luciano Capitoli e Daniele Garrasi

 

“Era inevitabile, per come l’umanità si stava comportando, che prima o poi sarebbe successo qualcosa di correttivo, non una punizione ma qualcosa che risvegliasse gli animi. Poteva essere una guerra o un’epidemia o altro.

Stavamo cadendo nell’egoismo più gretto, nel materialismo, nella superficialità, nel razzismo. Abbiamo dato più importanza all’apparenza, al guadagno dimenticando i valori più importanti come l’amicizia, la solidarietà, la spiritualità. Abbiamo minato la nostra salute in virtù del tutto e subito a basso costo, più quantità a scapito della qualità, abbiamo sporcato la nostra madre terra inquinandola e rendendola sterile.

Abbiamo indotto il cambiamento climatico, abbiamo affidato il lavoro dell’uomo alle macchine. Abbiamo smesso di leggere, di toccare le pagine, di scrivere con la penna. Abbiamo smesso di cucinare fino addirittura a farci portare a casa cibo di cattiva qualità. Abbiamo indebolito il nostro sistema immunitario impedendo all’organismo di ammalarsi, abbiamo soppresso ogni sintomo usando farmaci inutili, abbiamo sterilizzato tutto, abbiamo creato l’antibiotico-resistenza, abbiamo selezionato e modificato le colture per aumentare la resa distruggendo la qualità.

Abbiamo iniziato a lavorare sempre più ore, a stare sempre meno con la famiglia, insomma prima o poi doveva arrivare uno stop. Ed è arrivato il virus che rappresenta la materializzazione di tutte le qualità negative dell’uomo offrendoci la possibilità per trasformarle e il tempo che ci mancava. Quindi, evitiamo di scoraggiarci perché, se l’umanità non è così stupida, sarà una grande occasione di rinnovamento in tutti i settori e dentro di noi. Magari ci indurrà quel cambiamento dello stile di vita che ci serviva spingendoci a muoverci di più, mangiando poco ma sano, relazionandoci oltre la rete. Forza e coraggio dopo la guerra ci sarà una grande ripresa ma prima dobbiamo riflettere… in solitudine e riconnetterci con il nostro spirito.”

La vigna con centinaia di oche al posto dei diserbanti

Nell’azienda di Roberto e Emma Di Filippo, in Umbria, si seguono i principi dell’agricoltura biodinamica. Grazie alle oche si evita l’utilizzo di diserbanti chimici, si risparmia sul carburante dei trattori e si mantengono elevati i livelli di fertilità del terreno dove crescono le viti.

Mangeresti un prodotto della terra che prima di arrivare sulla tua tavola è stato letteralmente innaffiato con erbicidi, pesticidi e altre sostanze chimiche? Probabilmente preferisti un’alternativa più “naturale”. Noi consumatori siamo diventati (giustamente) più esigenti e il business del biologico in Italia è in crescita. Alla fine del 2018, secondo le stime del Sinab (Sistema d’Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica), i terreni destinati all’agricoltura biologica sul territorio nazionale erano pari quasi a 2 milioni di ettari. Un numero destinato a salire. È nata così – in realtà il fenomeno è in atto già da parecchi anni – l’esigenza di trovare dei metodi agronomici, sostenibili sia dal punto di vista ambientale sia dal punto di vista economico, che siano in grado di garantire prodotti più sani e genuini.

Roberto ed Emma Di Filippo, fratello e sorella rispettivamente di 53 anni e 50 anni, hanno sperimentato un metodo assai originale per evitare i trattamenti chimici e preservare la fertilità dei terreni della loro azienda agricola a Cannara, in provincia di Perugia, (circa 35 ettari): la Cantina Di Filippo. Il controllo delle erbe infestanti di una parte dei terreni della loro tenuta è infatti affidata a 400 oche. Hai capito bene. I palmipedi sono liberi di girare tra i filari, mangiano l’erba e allo stesso tempo concimano il terreno, migliorando la qualità della sostanza organica e potenziando l’attività microbica del suolo. Si crea quindi una vera e propria sinergia tra la vite e l’oca. Risultato? Niente più trattori e niente più diserbanti chimici.

La sensibilità per le tecniche agronomiche ecosostenibili è iniziata già con la scelta del biologico nel 1994 (venticinque anni fa), quando ancora non si parlava di biologico. E infatti siamo stati una delle aziende pioniere in Umbria in questo senso” – racconta Emma Di Filippo – “avevamo notato che l’utilizzo dei mezzi pesanti, dei trattori per intenderci, con la compressione del terreno ne riduceva la fertilità. Ci siamo allora avvicinati alla filosofia dei trattamenti biodinamici. Ancora prima delle oche abbiamo cominciato a utilizzare i cavalli per la lavorazione dei terreni. Poi l’idea di usare le oche al posto del diserbante è venuta circa sette anni fa, dopo esserci confrontati con un nostro amico agronomo, Adolfo Rosati, che aveva fatto delle ricerche sulla sinergia tra olivo e pollo“.

E così è partito quello che tecnicamente è un progetto di agroforestazione, o agroforestry se preferisci la versione inglese, un modello di agricoltura in cui vegetali e animali convivono perfettamente in armonia. La scelta dell’oca è stata valutata anche insieme al Dipartimento di scienze agrarie, alimentari ed ambientali dell’Università degli Studi di Perugia che ha seguito il progetto e con una serie di ricerche ha verificato l’efficacia di questo sistema e la sua sostenibilità.

In realtà non ci siamo inventati niente. C’è un video risalente agli anni Quaranta, disponibile anche in rete, in cui si vede un agricoltore statunitense che lascia scorrazzare in mezzo alle piantagioni di cotone un gruppo di oche. Si tratta in fondo di una pratica antica, quella di integrare animali e colture“.

I benefici di questa tecnica non sono pochi. Innanzitutto, per quanto riguarda il lato ecosostenibilità, il fatto di non usare trattori consente un notevole risparmio di carburante e si evita quindi di emettere anidride carbonica. I livelli di fertilità dei terreni coltivati con questo sistema risultano più elevati, la qualità delle uve migliore. E perfino le carni delle oche, allevate in mezzo ai vigneti e secondo criteri rigorosamente bio, hanno un sapore migliore, sono più ricche di principi nutritivi e non presentano antibiotico-resistenza. E per quanto riguarda invece il vino? Che cos’ha di speciale rispetto a quello che troviamo di consueto sugli scaffali del supermercato?

La distinzione tra vini naturali, biodinamici e convenzionali riguarda il discorso salubrità, ma anche le caratteristiche organolettiche. I vini da agricoltura biodinamica hanno una personalità un po’ più complessa rispetto a quelli tradizionali. I vini biodinamici di oggi, soprattutto in Italia, devono però ancora superare quella fase in cui dietro alla parola naturale o biologico si giustifica tutta una serie di difetti del vino che ormai siamo abituati a non trovare più. Insomma a volte certi vini naturali non sono proprio gradevoli da bere. Bisogna allora essere bravi a produrre con un metodo naturale ma garantendo anche una qualità di un certo livello“.

E qui entra in gioco un altro aspetto fondamentale, che è quello riguardante la comunicazione, la capacità di saper raccontare il territorio ma anche la filosofia che sta dietro alla lavorazione di un prodotto della terra. Se delle piccole-medie aziende agricole in Italia riescono a sopravvivere è perché si sono costruite una reputazione nel tempo e possono contare su una clientela fidelizzata, anche di provenienza estera, che non ha dubbi sulla loro professionalità e sulla qualità dei prodotti che offrono.

Mi piace dire sempre che noi agricoltori abbiamo una grande responsabilità a livello culturale, che è quella di rendere il consumatore consapevole delle sue scelte di acquisto, permettendogli di riconoscere qual è un prodotto di qualità e più salutare quale no“.